Vorrei poter piangere

A volte una bella canzone o una bella scena di un film mi fanno venir voglia di piangere.

Mi vengono le lacrime agli occhi ma poi non riesco ad andare oltre. 

Mi commuovo quando qualcosa mi fa sentire connesso all’umanità intera, quando qualcosa mi ricorda quanto profondamente umani, vulnerabili e simili siamo tutti noi. 

Sento crescere dentro un’emozione profondissima che mi scalda molto velocemente… ma non riesco a piangere.

È come se per piangere mi mancasse qualcosa.

Cosa piangi a fare se non hai trovato il senso della tua vita. Se niente ha un senso, se tutto culminerà con la morte, che piangi a fare.

Eppure mi emoziono. C’è ancora speranza. 

Spero di trovarlo presto.

La prima cosa che voglio fare quando avrò ritrovato un senso alla vita sarà piangere ad ogni buona emozione.

Vorrei piangere quando penso ai miei genitori che un giorno non ci saranno più;

e vorrei piangere ogni volta che facciamo qualcosa di bello insieme.

Vorrei piangere immaginando come dev’essere stringere un figlio tra le braccia;

e vederlo crescere;

e poi ripensare ai momenti difficili di quando era piccolo e ricordarli con nostalgia.

Vorrei piangere ripensando agli amici che avevo vicino e che ora sono lontani;

a tutti i momenti speciali ed irripetibili che prima erano quotidiani.

Vorrei piangere ricordando la meraviglia che provavo quando viaggiavo le prime volte;

quanto immensa fosse Parigi ai miei occhi in quel periodo.

Vorrei piangere pensando a quante cose belle potremmo avere io e Lucia in futuro;

e vorrei piangere quando penso che potremmo anche non averle mai.

A volte vorrei semplicemente poter piangere.

Per tanto tempo il mio senso della vita era pensare che in futuro ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe parlato di me.

Parlando di quello che avevo fatto avrebbero raccontato la mia storia, e così facendo mi avrebbero ricordato.

Ora so che non sarà cosi, che sono una di quelle persone.

E trovo gioia solo nell’immaginare di avere figli che un giorno mi ricorderanno.

Proprio come una persona normale.

Eppure quanto li amerei. Non ho ancora figli e già mi sembra di amarli più di me stesso.

Vorrei amarli come i miei amano me, e riuscire a crescerli meglio di quanto siano riusciti a fare loro.

Sarei la persona più felice del mondo se ci riuscissi.

Io e Lucia insieme potremmo avere tutto questo. Potremmo essere una di quelle coppie felici. Oppure potremmo non diventarlo mai.

Lettera a quei pronipoti che non conoscerò mai, e che non conosceranno me

Sto vivendo una bella vita, libera e felice. Ma non so a chi raccontarla, perché agli occhi dei miei contemporanei non vi è nulla di speciale, non diversa dalla loro.

Vorrei raccontarla a voi pronipoti del futuro che non conoscerò mai, che sicuramente vivrete una vita molto diversa dalla mia in un mondo che difficilmente posso immaginare.

Vi voglio raccontare la mia libertà perché sono sicuro che sarà diversa dalla vostra libertà. 

Io sono libero perché posso uscire di casa quando voglio ed andare dove voglio. Posso viaggiare e visitare ogni angolo del pianeta quando voglio, posso scegliere quanti soldi guadagnare e come spenderli, posso scegliere che lavoro fare e se farlo per davvero o fare finta sperando di non essere beccato. Posso scegliere per chi votare per rappresentare al meglio le mie idee. Posso scegliere chi frequentare, quanti amici avere e dove vivere. Posso scegliere cosa voglio imparare come mia prossima passione. Posso scegliere che cibo mangiare nel ristorante che voglio. Posso scegliere cosa voglio fare quasi ogni giorno. 

Di questi tempi sono considerato fortunato perché ho più libertà di tanti altri. Non solo sono nato nel lato giusto del pianeta, ma anche rispetto al mio paese d’origine ho comunque più libertà di tante altre persone. 

Questa lista di semplici cose basta per categorizzarmi tra le persone più libere e fortunate dei miei tempi.

Eppure sono sicuro che ai vostri occhi tutto questo avrà un sapore diverso, non vi limiterete solo a vederci una situazione fortunata.

Non posso immaginare ne comprendere come il mondo cambierà dopo la mia morte, ma posso esser sicuro che cambierà. 

Di questi tempi ci spaventa il cambiamento climatico. Ci spaventa il non essere in grado di prevedere come andrà. A voi potrebbe far ridere o far piangere ripensare a questi nostri giorni, non mi è possibile prevederlo.

Ci stiamo accorgendo che il sistema messo in piedi negli ultimi secoli sta iniziando a dare segni di obsolescenza.

Diventa evidente che non saranno più i confini territoriali degli stati a dividerci in gruppi.

Il sistema politico di rappresentanza che abbiamo messo in piedi secoli fa per velocizzare il processo decisionale ci sta ora rallentando a morte. È evidente quanto le leggi emanate dai parlamenti non riescano a stare dietro al cambiamento del mondo. Le aziende la fanno sempre più da padrone senza quasi nemmeno farlo apposta. Abbiamo deciso che la verità suprema della legge la crea un organo preciso dello stato, ma se questo organo diventa talmente lento rispetto al progresso del mondo da risultare immobile, le aziende si trovano involontariamente a pascolare in una prateria senza recinti e senza regole. 

È facile immaginare che con l’avanzamento tecnologico e la sempre più diffusa connessione tra gli individui, in futuro il processo decisionale possa essere decentralizzato come mai prima di allora, per realizzare  una finalmente reale (ed ai miei occhi attuale spaventosa) democrazia. 

Chiedere il parere a tutti i singoli individui interessati costerà infinitamente meno tempo e denaro che mettere in piedi campagne eleggere rappresentanti.

Io sono libero di fare tutte le cose che di questi tempi sono pane per i denti del mio libero arbitrio, ma non sono libero di fare tutte le scelte che vi troverete a fare voi in futuro per vivere la vostra futura vita quotidiana, allo stesso modo di come non sono libero di scegliere se voglio dormire in una caverna più grande ma più umida di notte invece di quella piccola ma più calda.

Non sono libero di votare direttamente cosa voglio ad ogni legge proposta in parlamento, non sono libero di non morire di tumore se la malattia è troppo diffusa, non sono libero di imparare tutto ciò che vorrei nell’arco di una sola vita, non sono libero di mettere piede su un altro corpo celeste, non sono libero di sapere in anticipo le conseguenze delle mie scelte. Non sono libero di vedere il mondo come sarà domani. Non sono libero di cambiare il mondo come vorrei che fosse.

Io purtroppo non posso sapere che faccia avrà la vostra libertà, ma forse voi potete imparare qualcosa dalla mia. 

Le possibilità saranno diverse e diversi saranno quindi i vostri valori. 

Rumore tra le orecchie

Avete presente quando qualcosa vi rimane incastrato in mente; quando una canzone, un suono, una frase vi restano incastrate tra le orecchie e rimbombano, si amplificano da sole senza lasciarvi dormire. 

Mi capita spesso, a me, che una canzone appena ascoltata mi resti incastrata tra le orecchie finché non arrivi la prossima a prendere il suo posto. Ci si può anche fare l’abitudine. 

Ma certe volte vi resta incastrato un rumore. Il rumore di tutte le idee ancora da sistemare, di tutte le domande senza ancora risposta. E tutte queste cose ancora incompiute formano un unico groviglio di pensieri. Indistricabile, questo rumore resta lì, mi riempie la testa

Il viaggiatore

L’anima del viaggiatore è un’anima costantemente in bilico tra pace dei sensi e malinconia. La pace dei sensi che è impossibile non provare davanti a tutte le bellezze che ogni giorno si trova davanti agli occhi. E la malinconia di pensare che in quel posto non ci tornerà mai più con lo stesso spirito di quella prima volta; che quel momento con quella sensazione di stupore nel petto è unico ed irripetibile. Una cosa è legata all’altra e togliendone una scomparirebbero entrambe. Il viaggiatore lo sa e accetta il compromesso, viaggiando.

Parigi è una città per

Per chi è davvero adatta questa città ?

Parigi è una città perfetta per un viaggio erasmus, se dopo te ne andrai portandola malinconicamente nel cuore.

È una città perfetta per trovare lavoro, se vuoi lanciarti in una nuova carriera che probabilmente  non sarà l’ultima.

È perfetta per conoscere gente di tutto il mondo, se non ti peserà vederle ripartire prima di te.

Ma Parigi in realtà è adatta solo per i filosofi, per chi nonostante tutto sta bene con se stesso; per chi riesce a trovare il senso di tutto questo insieme di legami scuciti e ricordi indelebili in un bar. Un bar incontrato per caso lungo la strada, con dentro qualcuno che suona un tavolino vuoto ed una birra piena; e che con solo quel tavolino, quella birra e quella musica, circondato da sconosciuti identici a lui, riesce a sentire che in fondo va bene così; che vale ancora la pena di godersi quel momento magico in attesa del prossimo.

E per me? È adatta a me questa città?

Lo è stata per questi bellissimi 4 anni, e non potevo desiderare niente in più di quanto ho avuto. Ma presto sarà il momento di partire verso nuovi bar, momenti indimenticabili, nuovi legami.

  • Scritto in un bar, ascoltando una jam session di musica africana che non avrei potuto trovare altrove, vivendo quel momento indimenticabile che ormai non vivevo da troppo tempo

Certe sere questa città

Certe sere questa città è la mia migliore amica, la mia terapeuta, che mi trasmette le cose che ho bisogno di sentire mettendomi davanti agli occhi un posto come questo, un vicolo che può sembrare banale ma che a me dice tutto. 

Anche questa immensa Parigi ormai inizia a starmi stretta, ma immaginare di lasciarla senza malinconia è impossibile. Riconoscerei i suoi marciapiedi tra mille, amo le stradine che certi quartieri sanno nascondere lontano dalle zone turistiche, amo i mille volti della Senna stupenda al tramonto con una birretta. 

Un giorno me ne andrò