Il sogno inizia bene. Ero in una strana vacanza con tanti amici. Non ricordo il viaggio, ma il primo giorno ci troviamo tutti insieme in un grande parco a giocare liberamente come facevamo da bambini.
Il gruppo dei bulli si organizza per conto suo, indeciso se giocare nel campo di calcetto o di basket. Le ragazze se ne stavano tranquille in disparte a parlare tra di loro, ed i rimanenti si divertivano con le giostre disponibili nel parco.
Tra queste ricordo bene uno strano “tosaerba russo” che voleva essere una montagna russa in versione tosaerba, col risultato che i vagoni (affiancati uno all’altro e ben all’avanguardia a livello di sicurezza del passeggero) non facevano altro che andare avanti e indietro per circa 50 metri a passo d’uomo ed all’altezza del suolo. Aveva anche un simulatore di rumore da tosaerba che non c’entrava un bel niente con quelle macchinette gialle simil autoscontro nel quale dovevamo sederci. Chiunque ci salisse ne rimaneva deluso, ma tutti prima di provarla erano impazienti perché appariva come la giostra più bella e tecnologica di tutto il parco.
Ed il parco… era semplicemente stupendo. Un prato immenso con alberi in fiore e giochi ovunque. Era un altopiano in cima ad una montagna da cui si poteva ammirare una vista stupenda sulla pianura sottostante, e nonostante l’altitudine godeva ci un clima perfetto. Appena al di sopra della soglia del caldo, ideale per vestirsi leggeri ma senza mai sudare.
Io mi isolo senza volermi integrare con nessuna attività di gruppo, preferendo esplorare il parco proprio come facevo anni prima da bambino. Mi arrampico in cima ad un’altalena e scopro che da li si può ammirare un panorama incredibile. Eravamo talmente in alto che sembrava di osservare il mondo dal cielo. Tutto al di sotto della montagna era in stile film di Miyazaki; si potevano vedere aerei e macchine improbabili volare ovunque disordinatamente nel cielo sotto di noi.
Chiamo il mio amico Pat a raggiungermi li sopra l’altalena per fargli vedere un enorme aereo blu tutto di ferro e di forma molto strana, con 6 ali e 10 motori, che stava atterrando all’aeroporto. Visto da li mi sembrava grande come un’intera città.
La sera si dormiva tutti in una specie di condominio all’antica, con moquette sulle pareti dei corridoi, mobili d’epoca e pavimenti non troppo puliti, dove ogni gruppo di amici aveva il suo mini appartamento. Io, Pat, ed altri due miei grandi amici d’infanzia vivevamo insieme con la naturalezza di chi ha convissuto per anni.
La prima sera vogliamo organizzare una festa tra tutti i partecipanti della vacanza, quindi noi del nostro gruppo andiamo a parlare coi nostri vicini di casa per cercare di capire quanti saremo e pensare a come organizzarci.
La festa inizia, e mentre siamo tutti insieme in salotto a parlare del più e del meno per fare amicizia, bere birra e mangiare schifezze, mi ricordo all’improvviso di avere sempre avuto un dente più debole degli altri, che traballa nella sua gengiva. Arcata superiore tra incisivo e canino sinistro, e penso di toccarlo per verificare se sta bene nonostante tutte le porcherie zuccherose che sto mangiando.
Appena lo tocco mi rimane tra le dita venendo via dalla gengiva. Accade in un attimo e senza sforzo, come se fino ad allora fosse stato semplicemente appoggiato li nel suo alloggio, pronto a cadere.
Rimango per qualche secondo incredulo; inizio a pensare alle conseguenze che può avere per la salute perdere un dente a 25 anni.
Decido di andare in bagno per non rimanere li in silenzio col mio dente in mano in mezzo alla gente che chiacchiera e si diverte, e penso di chiamare i miei genitori per chiedere consiglio.
In bagno sorrido davanti allo specchio, convinto di vedere un buco nella arcata dentale, ma stranamente al primo sguardo non vedo niente di diverso dal solito. Noto poi che in realtà il buco nella gengiva c’è, ma subito dietro mi è cresciuto un sopraddente che mi impediva di vedere la gola scura.
Lo osservo bene perché non mi risultava di aver mai avuto un dente in più del normale, e provo a aprire e chiudere la bocca più volte con le labbra aperte per vedere come si incastrano i denti tra loro in questa nuova configurazione.
Dopo qualche prova mi accorgo che sono più di uno. Erano già diventati tre, tutti nello stesso lato della bocca ma distanti tra loro. Mi rendo anche conto che sono molto appuntiti simili a denti animali.
Continuo a interrogarmi su cosa sia successo e sulle conseguenze future, ed immagino me stesso dal dentista a raccontare il mio problema. Mi vedevo come in un sogno, steso sul lettino a raccontare cosa mi era successo ad una dentista donna, in modo tranquillo ma incredulo. Anche lei era molto tranquilla e mi diceva che perdere uno dei denti più piccoli non fosse poi molto grave.
Alla fine di questa fantasia mi accorgo di un particolare che ho avuto sotto gli occhi durante tutto il suo svolgimento: in quella fantasia io ero una ragazza.
Riprendo coscienza di me e ritorno nel grande bagno comune del nostro piano del condominio, davanti allo specchio, però ora ho le sembianze della ragazza che ero nel sogno, con la mia stessa personalità e i miei ricordi.
Ma non ho tempo di pensare a questo perché mi accorgo di non riuscire quasi più ad aprire la bocca; tutte le ossa dei denti si erano ingrandite fin quasi al punto di incastrarsi tra loro. Sporgevano verso l’esterno impedendomi di chiudere le labbra.
In quel momento realizzo che qualsiasi cosa stia accadendo, sta avvenendo talmente in fretta da non lasciarmi tempo di cercare aiuto o una soluzione pragmatica.
Provo disperatamente ad aprire la bocca forzando le ossa incastrate tra loro, finché non le sento scricchiolare e rompersi.
La cosa non mi provoca dolore, ma sento chiaramente i denti muoversi nelle gengive e le ossa che spostandosi lasciano dello spazio vuoto. La tipica sensazione di quando da bambino perdevi un dente e ti ritrovavi con un buco insanguinato senza provare dolore, ma moltiplicata mille volte.
Mi butto a terra a quattro zampe con ormai l’affanno, e cerco di muovere la bocca per migliorare la situazione. Le ossa continuano a crescere, a sporgere e a rompersi finché non sputo per terra un’intera arcata dentale superiore sporca di sangue. Tutti i denti sono appuntiti, fusi uno all’altro ed ormai larghi e spessi più di un centimetro ciascuno.
Non sembravano più denti animali, direi piuttosto demoniaci. Tutti diversi tra loro, deformi e disordinati.
Incredulo ma sollevato per aver risolto il problema e di poter di nuovo chiudere la bocca, mi alzo per guardarmi allo specchio convinto di non avere più i denti superiori. Invece trovo al loro posto non una ma ben due file di denti semi trasformati una davanti all’altra. Ho il doppio dei denti del normale, e tutti sono appuntiti ed affilati.
Guardo il dente da cui tutto ebbe inizio, ancora chiuso nella mia mano destra, e vedo che ora anche lui si è trasformato. Anche lui adesso è affilato ed appuntito, lungo il doppio di prima, con una punta centrale e altre due più piccole laterali.
Mi osservo allo specchio per qualche minuto riprendendo fiato, poi tutto ricomincia. Le file di denti continuano ad avanzare, io raccolgo i denti che ho già perso e mi metto davanti al lavandino, pronto a sputarne altri.
Riconosco benissimo la sensazione di ossa che si spostano nelle gengive e di bocca bagnata di sangue. Inizio uno dopo l’altro a sputare altri denti sempre più grandi, a volte uno da solo, a volte più di uno fusi insieme. La crescita è più veloce della prima volta ma ormai so già come funziona, e nei minuti che passo li davanti al lavandino a muovere la bocca per staccare e sputare denti ho il tempo di chiedermi cosa stia accadendo. Penso che sia uno di quegli eventi che una persona religiosa collegherebbe subito ad una possessione demoniaca o ad una qualche punizione divina, ma deve per forza esserci una spiegazione razionale. Anche se da quel fottuto primo dente in poi è stata una crescita continua, prima o poi questa cosa dovrà per forza finire. Spero magari senza paralizzarmi la bocca o l’intera faccia.
Continuo a sputare e collezionare denti nel lavandino, ed inizio a pensare anche io che l’opzione della punizione divina abbia in fondo il suo senso, visto che di senso logico o medico è impossibile trovarne in quello che mi sta accadendo.
Alla fine arriva il momento in cui non ho più niente da sputare.
Rimango fermo con l’affanno, e muovendo la bocca mi accorgo che adesso è completamente vuota. Solo gengive e labbra insanguinate componevano la mia bocca ora; nessun dente al suo interno.
Vengo preso dalla felicità e penso di aver vinto io, di aver superato quella maledizione che chissà per quale motivo mi era stata mandata. Perdere tutti i denti non era la peggiore delle ipotesi che avevo preso in considerazione visto che non avevo idea di cosa stesse succedendo.
Alzo lo sguardo per guardarmi allo specchio e vedo me stesso nel nuovo corpo e viso di donna. Capelli chiari, distesi perché bagnati dal sudore della fronte e dal sangue. Faccia tutta sudata e bocca insanguinata.
Mi guardo e mi sembro una strega. Sono cattiva. Qualcosa anche dentro di me era cambiata. Inizio a ridere, perché quell’immagine che vedo di me mi piace.